Ci ho messo tempo, lo ammetto.
Ho approfittato della lunga preparazione per una gara di
triathlon, caricando i brani sull’Ipod ed ascoltandoli nelle tante ore passate
sulla bici. Dovevo farmi un’idea che non fosse superficiale, perché la musica
ed i musicisti di queste canzoni, non sono superficiali. Poi ho pensato al mare
che si vede da Livorno. Un mare diverso dall’Adriatico ed ho provato a capire
come avessero fatto queste due sponde ad unirsi. Spero di aver trovato un filo
comune a queste storie e di essere entrato nell’essenza di queste note, anche
perché, di questi tempi, mi è difficile ascoltare musica che non abbia dentro di
sé, la rabbia che non riesco ad esprimere nei confronti di tutto ciò che è
esterno a me. Mi è altrettanto difficile separare questa musica dall’immagine
di quello che è stato il rapporto con il compositore della maggiore parte di
questi brani, rapporto che ho lasciato andare, per mia manifesta negligenza,
complice un periodo di estrema superficialità. Ormai, a cose fatte, rimane la
musica.
Cambiare i luoghi della propria vita, cambiare amori ed amicizie,
lasciarsi andare nella nebbia di quello che sarà, con tanto dolore ma senza
rimpianti, perché i rimpianti fanno schifo, si attaccano come le zecche. Tutto
questo ha sostenuto l’emergenza della ragione di questi brani. Dall’altra parte
c’è una persona sensibile, con i nervi appuntiti come una matita, pronti a
cogliere qualsiasi sbalzo di umore, qualsiasi cambiamento dello sguardo. Così,
la sua voce non può mentire, lo senti dal tremolio delle pause, dalla voglia di
piangere tenuta a stento. Raramente qualcuno ha potuto essere così partecipe di
un testo, di una melodia; senti che qualcosa potrebbe spezzarsi da un momento
all’altro, come se una cantante potesse fermarsi all’improvviso e registrare
questa sua esitazione nei solchi di un disco. Questo a Chiara, potremmo
perdonarlo, perché a volte la sua voce, ti prende alla gola, ti chiede di
tenderle la mano, per tirarla fuori da quel baratro, dal quale ella tenta di
uscire. C’è Genova nella mente, quelle strade arancioni di polvere, vicino al
porto, dove si ammucchiano colori, volti ed odori.
Ma c’è anche il taglio dei
tramonti sul tirreno, con quegli occhi rivolti sempre agli orizzonti lontani,
dove partire, significa uscire nel mare aperto, verso le terre lontane, nelle
quali ognuno ha almeno desiderato scappare, per una volta. Saranno diversi gli
amori sul Tirreno? E gli abbandoni? Anni fa volli fare un vicino dall’Adriatico
alla costa laziale. Lo feci per il solo obiettivo di levarmi le scarpe e
bagnare i piedi in un mare differente. Quella giornata significò molto per me e
per quelli che erano con me. E’ vero, succedono cose straordinarie dall’altra
parte del mare.
Grazie Chiara.
Chiara Jerì - Mobile identità
Chiara Jerì e Andrea Barsali - Mezzanota