giovedì 17 settembre 2009

Sogni asciutti


Seduto sulla vecchia panchina scrostata di verde, lungo l'affaccio ad oriente, sul mare, nella mia città, un ragazzo sogna altri mondi, altre città. Sogni di adolescente. Un modo per aggrapparsi, ad altri mari, altre terre altri suoni. Questo ragazzo sfoglia un giornale, uno di quelli che era raro trovare nelle edicole di provincia negli anni '80. Il giornale ha il nome di un noto film western di Peckinpah, ma al ragazzo questo non importare più di tanto. Tra le pagine opache del giornale, spunta la figura di un ragazzo allampanato, una specie di Bowie in astinenza: Jim Carroll. Non desta particolare attenzione, il ragazzo, alle parole dell'articolo, ma qualcosa rimane, quel giorno. Forse l'aria di primavera mista all'adolescenza, forse il ricordo di un periodo in cui tutta la musica era una nuova scoperta, ogni giorno. Rimane nella mente il volto di Jim. Anni dopo, nella bagarre di un negozio di dischi in dismissione, il ragazzo, ormai uomo, trova alcuni vinili. Tre dischi di Jim Carroll. Avanzi di uno scaffale nel quale il venditore aveva avuto la pretesa di capire il rock. Il ragazzo uomo porta i dischi a casa. I dischi rivelano quello che, anni prima, il giornale non avrebbe potuto spiegare. Manca qualcosa, però. Allora il ragazzo uomo tenta di conoscere Jim. Ma Jim è lontano. Passano altri anni. L'uomo non più ragazzo, primi peli bianchi sulla barba. Riesce a trovare un paio di libri di Jim: sono alcuni diari ed un libro di poesie. Il cerchio si chiude. L'uomo si siede sulla stessa panchina di venticinque anni prima, davanti allo stesso mare, sull'affaccio ad oriente, sognando ancora altre terre ed altri suoni.

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