Mi tolgo la vita sulle note di Bob Seger. Non mi è rimasto molto della musica. Tento di raschiare fondi di barili, avanzi di magazzino, resti della festa. Sono qui seduto al computer, con le palle sudaticce, a cercare nella rete un nuovo idolo per la mia età non più giovane. Trovo, invece, vecchi rocker, antiche mummie, croste di padre Pio, cadaveri di cantanti, corse contromano di chitarristi alcolisti, vergognose baldracche, con le vasche piene di pessimo whisky. Quanto tempo è passato, quanto nastro magnetico, sbattuto da una macchina in corsa, a svolgersi sulla strada verso il mare. Sulla spalla porto una radio mono, contro l’orecchio l’altoparlante con i Pink a palla, due sandali pieni di sabbia, ed un sole oltre la collina di tufo. Correvo, tra gli scaffali, di discount estivi, dove si ammucchiavano dischi di Villa e dei Doors a “Prezzo Gentile”. Non rimane nulla, quando Bob Seger sembrava un cafone con un taglio di capelli del kazzo e una diet Coke nella mano destra. Passano oggi le nuvole, tra le sputazze di pioggia a chiamare i morti nel Nirvana dei chitarristi sui poster della mia vecchia camera. Bon Scott mi guardava senza intuire della sua morte ed io lo salutavo come si onora un nuovo culto. Piove ancora sugli Style Council, sul vecchio bootleg di Springsteen, sulla figa di Wendy O’Williams, sulla punta della lingua di Lemmy, sul culo di Lita Ford. Regali se ne facevano, oh si! C’era, sotto l’ascella, un Quadrophenia, avvolto ancora nella plastica, aspettando che il negozio di elettronica aprisse, dopo le vacanze estive, per comprare una nuova puntina per il giradischi. Dal campo vicino al luogo dove lavoro, una mietitrebbia mi butta l’odore del grano appena tagliato misto allo stallatico: è l’odore degli Y&T dopo la seconda Liceo, quando l’estate era tutto e potevi sperare nell’amore di una ragazza qualsiasi. Prove it all night! Prove it all night! Si fermano le gocce…Catch the Rainbow! Non è tempo per le stesse cose, è tempo per raccontare ad un altro, l’odore della musica, la grande voglia di figa in quattro quarti, le cassette per acchiappare, i dischi da consumare, quelli brutti da gettare contro la parete del vicino antipatico, le copie del Mucchio lette e rilette . Ancora estate. Evviva Santana!
domenica 21 giugno 2009
mercoledì 10 giugno 2009
Gli Who ed il fustino del Dash
Il ricordo degli Who è associato all’odore del Dash.
Ho quattordici anni e siamo immersi tutti negli anni ‘80 fino al collo. Il mondo, la mia città, mi appaiono più grandi, più vaste, inesplorate. Sono un ragazzo al primo amore con la musica rock. Ci sono dei pomeriggi nei quali, giro nei negozi di dischi alla ricerca di…qualsiasi cosa abbia attinenza con il mondo che ho appena conosciuto. Arriva il solito cugino dell’amico di ascolti. Quei cugini che abitano a Roma e che girano per i negozi “importanti”. Mi regala una cassetta Sony Hf-Es da 90 minuti. Sul nastro la registrazione del disco degli Who: “Tommy”. Nei minuti che avanzano, qualche brano dei Talking Heads e “Rosalita…” di Springsteen. Al momento non dispongo di tanti vinili e cassette ed ogni cosa che riesco ad avere, la studio con attenzione. Ma quel disco no. Quel disco mi ipnotizza. Riesco ad ascoltarlo per intero, anche tre volte al giorno, come una medicina necessaria. Non posso ascoltare solo qualche brano, sarebbe inconcepibile, per me le due side della cassetta sono una cosa indissolubile ed unica. Ho appena finito la scuola ed ho il tempo che mi serve. Nel mio appartamento c’è un ripostiglio di un metro per un metro, dove ci vanno a malapena le scope ed una scarpiere. Mamma lo usa anche per me i prodotti per la pulizia della casa. Ci sono dei fustini di detersivo per lavatrice. Sono ossessionato da Tommy. Prendo le casse dello stesso, allungo i fili e ficco le casse nel ripostiglio. Quindi, mi chiudo in quel buco e mi siedo sul fustino del Dash. Riesco a stare novanta minuti ad ascoltare quella musica ( C’ho il mangia cassette con l’auto -reverse). Nella ristrettezza del locale, l’aria inizia a scarseggiare e rimane solo il profumo del detersivo . Sono in uno stato che rasenta l’asfissia, trasformandosi in una specie di trance sciamanica. Sono pochi i dischi che riesco a concepire come ho fatto per “Tommy”. Potrei citare “Hooker’n’heat”, “The wall”, lo stesso “Quadrophenia”, ma L’opera degli Who con il mago del flipper rimane la musica del Dash. C’è una nota stonata a questa storia. Nella mia versione in cd, acquistata qualche anno fa, ho notato delle variazioni sul remastering: su “Eyesight to the blind”, l’attacco di Daltrey viene fatto un’ottava sopra rispetto all’attacco sul vinile. Particolari irrilevanti o differenze traumatiche, per uno che si era chiuso in un ripostiglio?
Ho quattordici anni e siamo immersi tutti negli anni ‘80 fino al collo. Il mondo, la mia città, mi appaiono più grandi, più vaste, inesplorate. Sono un ragazzo al primo amore con la musica rock. Ci sono dei pomeriggi nei quali, giro nei negozi di dischi alla ricerca di…qualsiasi cosa abbia attinenza con il mondo che ho appena conosciuto. Arriva il solito cugino dell’amico di ascolti. Quei cugini che abitano a Roma e che girano per i negozi “importanti”. Mi regala una cassetta Sony Hf-Es da 90 minuti. Sul nastro la registrazione del disco degli Who: “Tommy”. Nei minuti che avanzano, qualche brano dei Talking Heads e “Rosalita…” di Springsteen. Al momento non dispongo di tanti vinili e cassette ed ogni cosa che riesco ad avere, la studio con attenzione. Ma quel disco no. Quel disco mi ipnotizza. Riesco ad ascoltarlo per intero, anche tre volte al giorno, come una medicina necessaria. Non posso ascoltare solo qualche brano, sarebbe inconcepibile, per me le due side della cassetta sono una cosa indissolubile ed unica. Ho appena finito la scuola ed ho il tempo che mi serve. Nel mio appartamento c’è un ripostiglio di un metro per un metro, dove ci vanno a malapena le scope ed una scarpiere. Mamma lo usa anche per me i prodotti per la pulizia della casa. Ci sono dei fustini di detersivo per lavatrice. Sono ossessionato da Tommy. Prendo le casse dello stesso, allungo i fili e ficco le casse nel ripostiglio. Quindi, mi chiudo in quel buco e mi siedo sul fustino del Dash. Riesco a stare novanta minuti ad ascoltare quella musica ( C’ho il mangia cassette con l’auto -reverse). Nella ristrettezza del locale, l’aria inizia a scarseggiare e rimane solo il profumo del detersivo . Sono in uno stato che rasenta l’asfissia, trasformandosi in una specie di trance sciamanica. Sono pochi i dischi che riesco a concepire come ho fatto per “Tommy”. Potrei citare “Hooker’n’heat”, “The wall”, lo stesso “Quadrophenia”, ma L’opera degli Who con il mago del flipper rimane la musica del Dash. C’è una nota stonata a questa storia. Nella mia versione in cd, acquistata qualche anno fa, ho notato delle variazioni sul remastering: su “Eyesight to the blind”, l’attacco di Daltrey viene fatto un’ottava sopra rispetto all’attacco sul vinile. Particolari irrilevanti o differenze traumatiche, per uno che si era chiuso in un ripostiglio?
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